Giovedì 27 giugno sono stata a Milano ospite dell’evento Social Media Marketing Day, una giornata full immersion nel mondo del social media marketing.
Ho avuto la fortuna di partecipare attivamente come media partner insieme a SQcuola di Blog, quindi ho twittato, instagrammato ed anche intervistato le persone che partecipavano durante le pause di networking (trovate tutto cercando #smmdayit, hashtag ufficiale dell’evento).
I relatori erano tanti, come anche gli argomenti buttati sul tavolo della discussione: in 20 minuti ciascuno di loro doveva riuscire a presentare il suo intervento e poi rispondere alle domande della sala e di chi, magari da casa, postava la sua su Twitter usando #askSMMdayit.
Devo dire che l’occasione di chiedere ciò che più stava a cuore è stata sfruttata ampiamente, segno che la curiosità nell’argomento è alta e, probabilmente, anche la consapevolezza che, soprattutto per le nostre PMI, la strada da fare è ancora tanta in materia.
Ammetto che per via del live blogging selvaggio qualche passaggio me lo sono perso, ma ci sono alcune considerazioni che mi piacerebbe condividere con voi per vedere cosa ne pensate, direi che il tema è caldo e che, nel mondo dei social media, la condivisione delle conoscenze è la base di partenza per il vero progresso.
CROWDFUNDING: questo sconosciuto!! Ne avevo letto vagamente qualcosa, ma ammetto che prima di giovedì non avevo capito veramente di cosa si trattasse. Ce lo hanno presentato due interventi, quelli dell’ospite straniero David Drake e quello del nostrano Alberto Giusti. Il crowdfunding è un sistema in base al quale ci si serve di una piattaforma per raccogliere fondi (donazioni spontanee di comuni cittadini e non) per finanziare il proprio progetto.
Ad esempio: vi siete inventati un servizio o un prodotto innovativo, ma nessuna banca ve lo finanzia e i business angels sono tutti occupati in faccende più grosse? Cercate i fondi voi con i social media! Facile? Forse no, soprattutto in Italia dove non c’è ancora cultura, ma di sicuro non impossibile. I consigli degli esperti? Engagament e storytelling sono sicuramente due delle parole chiave da tatuarsi a fuoco nella mente: la gente non dà i soldi al vostro progetto, ma alla storia ed alle emozioni che sarete in grado di trasmettere loro. E questo vale sia per il crowdfunding che per qualsiasi altro tema visto durante la giornata: pensate forse che la vostra azienda non sia un progetto da comprare per i fan su Facebook? E se per andare a colloquio in una banca vi mettete il vestito buono, sui social network la vostra immagine dipende da quello che scrivete, postate e condividete (quindi attenzione a cliccare “pubblica” prima di chiedervi se sia il caso di farlo – Google non dimentica – ).
RESISTENZA AL CAMBIAMENTO: Andrea Albanese ha cominciato così il convegno, facendo una panoramica di cosa significa il social media marketing per le aziende. I social media non saranno la soluzione a tutti i nostri mali aziendali, ma sono sicuramente una risorsa dalla quale non si può più prescindere nel proprio marketing mix. Perchè? Perchè il mercato è sempre più online e le persone che comprano da voi hanno già una propria opinione che si sono fatti online. Sante parole, certo, ma avete mai pensato che quelle opinioni se le fanno sia che voi ci siate o meno sui social? Le aziende oggi devono imparare a comunicare con la propria comunità, in modo multidirezionale, sincero ed emozionante. Si chiede un grosso sforzo, ed è per questo che il social media marketing non può essere gestito alla meglio, magari dal nipote smanettone del titolare che a 16 anni, nel tempo libero, gestisce la vostra pagina fan. Lo mandereste a vendere ai vostri potenziali clienti? Probabilmente no, quindi perchè mettere in mano a lui l’immagine del vostro brand online?
User generated content, con l’avvento del 2.0 tutti siamo diventati produttori di contenuti e possiamo dire quello che vogliamo quando vogliamo. Per le aziende questa è un’opportunità senza pari, perchè le storie spontanee dei propri clienti possono essere integrate nel nostro piano di comunicazione e fare da base per le nostre campagne di marketing. La stessa opportunità può diventare il peggior incubo se non sappiamo gestire le crisi. Una delle maggiori resistenze all’adozione di una strategia social media da parte delle aziende è proprio questa: “ma se poi parlano male di me”? Tranquilli, lo faranno comunque, solo che ve lo faranno alle spalle. Quindi accettiamolo e cerchiamo di essere personaggi attivi nella gestione delle eventuali lamentele o critiche; saranno la base sulla quale impostare qualsiasi miglioramento futuro.
CONTENT IS KING, DISTRIBUTION IS KING KONG (Andrea Albanese): cosa significa? I contenuti sono la base per qualsiasi strategia di social media marketing. Torna prepotentemente il tema dello storytelling di marca, di cui ha parlato anche Nicola Palmarini, la marca deve essere emozione, racconto, backstage: per l’azienda è il momento di guardare a se stessa come ad un personaggio archetipico che aiuta i consumatori a raggiungere i loro obiettivi, a realizzare i loro sogni e bisogni. I mezzi che si possono (sarebbe meglio dire devono?) usare sono innanzitutto il corporate blog, video su Youtube, liveblogging durante gli eventi aziendali con Instagram e Twitter e tutto quello che trasmette i propri valori.
E’ tempo di fare il cambio degli armadi e, mi spiace dirlo, ma i vecchi slogan sono da mettere in cantina per sempre!
ROI&KPI (Andrea Albanese): questo argomento, lo ammetto, con me sfonda una porta aperta: sono letteralmente fissata con il monitoraggio (grazie a Dario Manuli di Bewe per aver risposto perfettamente alla mia domanda sui report per i clienti nel suo intervento sul monitoraggio) e con l’analisi dei risultati attraverso i dati e non a spanne di impressioni. La prima differenza tra media tradizionali e social media è proprio l’accuratezza ed immediatezza delle risposte degli utenti. Se faccio una campagna Facebook Ads non ce n’è per nessuno: se funziona o meno lo vedo subito, non come un paginone sul quotidiano locale!
Andrea Albanese ci è andato giù pesante, facendoci capire che noi social media marketer non possiamo essere improvvisati creatori di post, ma strateghi che sanno definire e perseguire obiettivi aziendali misurabili anche in termini economici (il ROI deve avere sempre il segno € davanti). Finalmente è chiara anche la differenza tra i due indicatori: ROI, appunto, sono risultati economici, mentre KPI sono gli indicatori di performance che decidiamo per i nostri obiettivi (per stabilire che la fanpage aziendale funziona il KPI potrebbe essere l’aumento progressivo del tasso di engagement ad esempio).
Di sicuro queste sono solo poche briciole di quello che è stato detto e trasmesso durante l’evento, ma sono forse quelle che hanno attirato la mia attenzione perchè era quello che volevo sentire. Quello che ne è emerso è sicuramente che c’è un grande cambiamento in atto, un cambiamento che è iniziato già da tempo e che ora è diventato urgente per le aziende italiane: i social media offrono grandi opportunità per la rigenerazione del proprio business, ma bisogna saperli usare: se abbiamo i contenuti ma non sappiamo come usare gli strumenti nel modo corretto, la strategia fallirà di sicuro.
I social media non si improvvisano, sono uno strumento serio quanto le brochure ed i cataloghi prodotto, sono una fonte preziosa di dati, di opinioni e di profilazione del proprio target, sono un fuoco attorno al quale decidiamo di far sedere il nostro pubblico per raccontare la storia del nostro brand e trasmetterne i valori. Le aziende devono far parte di questo cambiamento e lo devono fare in modo attivo e partecipativo: assumere una persona che lo faccia per poi perseverare nella vecchia gestione è come non fare nulla.
E se i social fossero una soluzione alla crisi proprio perchè ci fanno uscire dagli schemi artritici adottati per nascondere la testa nella sabbia della crisi?