#smmdayit Appunti di una giornata nel social media marketing

smmdayit

Le magliette dell’evento

Giovedì 27 giugno sono stata a Milano ospite dell’evento Social Media Marketing Day, una giornata full immersion nel mondo del social media marketing.

Ho avuto la fortuna di partecipare attivamente come media partner insieme a SQcuola di Blog, quindi ho twittato, instagrammato ed anche intervistato le persone che partecipavano durante le pause di networking (trovate tutto cercando #smmdayit, hashtag ufficiale dell’evento).

I relatori erano tanti, come anche gli argomenti buttati sul tavolo della discussione: in 20 minuti ciascuno di loro doveva riuscire a presentare il suo intervento e poi rispondere alle domande della sala e di chi, magari da casa, postava la sua su Twitter usando #askSMMdayit.

Devo dire che l’occasione di chiedere ciò che più stava a cuore è stata sfruttata ampiamente, segno che la curiosità nell’argomento è alta e, probabilmente, anche la consapevolezza che, soprattutto per le nostre PMI, la strada da fare è ancora tanta in materia.

Ammetto che per via del live blogging selvaggio qualche passaggio me lo sono perso, ma ci sono alcune considerazioni che mi piacerebbe condividere con voi per vedere cosa ne pensate, direi che il tema è caldo e che, nel mondo dei social media, la condivisione delle conoscenze è la base di partenza per il vero progresso.

CROWDFUNDING: questo sconosciuto!! Ne avevo letto vagamente qualcosa, ma ammetto che prima di giovedì non avevo capito veramente di cosa si trattasse. Ce lo hanno presentato due interventi, quelli dell’ospite straniero David Drake e quello del nostrano Alberto Giusti. Il crowdfunding è un sistema in base al quale ci si serve di una piattaforma per raccogliere fondi (donazioni spontanee di comuni cittadini e non) per finanziare il proprio progetto.

Ad esempio: vi siete inventati un servizio o un prodotto innovativo, ma nessuna banca ve lo finanzia e i business angels sono tutti occupati in faccende più grosse? Cercate i fondi voi con i social media! Facile? Forse no, soprattutto in Italia dove non c’è ancora cultura, ma di sicuro non impossibile. I consigli degli esperti? Engagament e storytelling sono sicuramente due delle parole chiave da tatuarsi a fuoco nella mente: la gente non dà i soldi al vostro progetto, ma alla storia ed alle emozioni che sarete in grado di trasmettere loro. E questo vale sia per il crowdfunding che per qualsiasi altro tema visto durante la giornata: pensate forse che la vostra azienda non sia un progetto da comprare per i fan su Facebook? E se per andare a colloquio in una banca vi mettete il vestito buono, sui social network la vostra immagine dipende da quello che scrivete, postate e condividete (quindi attenzione a cliccare “pubblica” prima di chiedervi se sia il caso di farlo – Google non dimentica – ).

RESISTENZA AL CAMBIAMENTO: Andrea Albanese ha cominciato così il convegno, facendo una panoramica di cosa significa il social media marketing per le aziende. I social media non saranno la soluzione a tutti i nostri mali aziendali, ma sono sicuramente una risorsa dalla quale non si può più prescindere nel proprio marketing mix. Perchè? Perchè il mercato è sempre più online e le persone che comprano da voi hanno già una propria opinione che si sono fatti online. Sante parole, certo, ma avete mai pensato che quelle opinioni se le fanno sia che voi ci siate o meno sui social? Le aziende oggi devono imparare a comunicare con la propria comunità, in modo multidirezionale, sincero ed emozionante. Si chiede un grosso sforzo, ed è per questo che il social media marketing non può essere gestito alla meglio, magari dal nipote smanettone del titolare che a 16 anni, nel tempo libero, gestisce la vostra pagina fan. Lo mandereste a vendere ai vostri potenziali clienti? Probabilmente no, quindi perchè mettere in mano a lui l’immagine del vostro brand online?

User generated content, con l’avvento del 2.0 tutti siamo diventati produttori di contenuti e possiamo dire quello che vogliamo quando vogliamo. Per le aziende questa è un’opportunità senza pari, perchè le storie spontanee dei propri clienti possono essere integrate nel nostro piano di comunicazione e fare da base per le nostre campagne di marketing. La stessa opportunità può diventare il peggior incubo se non sappiamo gestire le crisi. Una delle maggiori resistenze all’adozione di una strategia social media da parte delle aziende è proprio questa: “ma se poi parlano male di me”? Tranquilli, lo faranno comunque, solo che ve lo faranno alle spalle. Quindi accettiamolo e cerchiamo di essere personaggi attivi nella gestione delle eventuali lamentele o critiche; saranno la base sulla quale impostare qualsiasi miglioramento futuro.

CONTENT IS KING, DISTRIBUTION IS KING KONG (Andrea Albanese): cosa significa? I contenuti sono la base per qualsiasi strategia di social media marketing. Torna prepotentemente il tema dello storytelling di marca, di cui ha parlato anche Nicola Palmarini, la marca deve essere emozione, racconto, backstage: per l’azienda è il momento di guardare a se stessa come ad un personaggio archetipico che aiuta i consumatori a raggiungere i loro obiettivi, a realizzare i loro sogni e bisogni. I mezzi che si possono (sarebbe meglio dire devono?) usare sono innanzitutto il corporate blog, video su Youtube, liveblogging durante gli eventi aziendali con Instagram e Twitter e tutto quello che trasmette i propri valori.

E’ tempo di fare il cambio degli armadi e, mi spiace dirlo, ma i vecchi slogan sono da mettere in cantina per sempre!

ROI&KPI (Andrea Albanese): questo argomento, lo ammetto, con me sfonda una porta aperta: sono letteralmente fissata con il monitoraggio (grazie a Dario Manuli di Bewe per aver risposto perfettamente alla mia domanda sui report per i clienti nel suo intervento sul monitoraggio) e con l’analisi dei risultati attraverso i dati e non a spanne di impressioni. La prima differenza tra media tradizionali e social media è proprio l’accuratezza ed immediatezza delle risposte degli utenti. Se faccio una campagna Facebook Ads non ce n’è per nessuno: se funziona o meno lo vedo subito, non come un paginone sul quotidiano locale!

Andrea Albanese ci è andato giù pesante, facendoci capire che noi social media marketer non possiamo essere improvvisati creatori di post, ma strateghi che sanno definire e perseguire obiettivi aziendali misurabili anche in termini economici (il ROI deve avere sempre il segno € davanti). Finalmente è chiara anche la differenza tra i due indicatori: ROI, appunto, sono risultati economici, mentre KPI sono gli indicatori di performance che decidiamo per i nostri obiettivi (per stabilire che la fanpage aziendale funziona il KPI potrebbe essere l’aumento progressivo del tasso di engagement ad esempio).

Di sicuro queste sono solo poche briciole di quello che è stato detto e trasmesso durante l’evento, ma sono forse quelle che hanno attirato la mia attenzione perchè era quello che volevo sentire. Quello che ne è emerso è sicuramente che c’è un grande cambiamento in atto, un cambiamento che è iniziato già da tempo e che ora è diventato urgente per le aziende italiane: i social media offrono grandi opportunità per la rigenerazione del proprio business, ma bisogna saperli usare: se abbiamo i contenuti ma non sappiamo come usare gli strumenti nel modo corretto, la strategia fallirà di sicuro.

I social media non si improvvisano, sono uno strumento serio quanto le brochure ed i cataloghi prodotto, sono una fonte preziosa di dati, di opinioni e di profilazione del proprio target, sono un fuoco attorno al quale decidiamo di far sedere il nostro pubblico per raccontare la storia del nostro brand e trasmetterne i valori. Le aziende devono far parte di questo cambiamento e lo devono fare in modo attivo e partecipativo: assumere una persona che lo faccia per poi perseverare nella vecchia gestione è come non fare nulla.

E se i social fossero una soluzione alla crisi proprio perchè ci fanno uscire dagli schemi artritici adottati per nascondere la testa nella sabbia della crisi?

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Le 10 lezioni che un uomo dovrebbe imparare prima dei 30 anni

Buongiorno a tutti, esuliamo dal core theme che ultimamente è stato quello del social media marketing per tornare un pò alle origini di questo blog, ovvero articoli particolari e curiosi che mi piace condividere con voi per sapere cosa ne pensate.

Ho trovato questo post sul sito Lifehack.org, che a mesi alterni leggo per farmi qualche idea di cosa dicono di nuovo sul lifestyle.

Mi ha colpito il titolo “Le dieci lezioni che bisognerebbe imparare prima dei 30 anni“, io ormai ne ho 32 quindi mi sono detta “andiamo a vedere quali spuntare e quali no. Facciamo il gioco ce l’ho/mi manca”.

1- I soldi non risolveranno mai i tuoi problemi. CE L’HO+MI MANCA Razionalmente posso dire di averla anche imparata, ma inconsciamente continuo a pensare che essere soli e depressi con i soldi sia comunque meglio che poveri in canna.

2- Datti un ritmo. MI MANCA. Voglio sempre tutto subito, pianifico, setto obiettivi, mi creo aspettative: vorrei fare tutto nel più breve tempo possibile. Gli autori consigliano di darsi un giusto passo per tendere ai propri obiettivi senza bruciarsi correndo verso il futuro per poi accorgersi di non aver vissuto strada facendo.

3- Non puoi piacere a tutti. CE L’HO (più o meno). Sarete d’accordo con me che questa lezione non è affatto facile da metabolizzare: vorremmo tanto piacere a tutti, anche se sappiamo che non si può e che non ci fa nemmeno bene desiderarlo.

4- La salute è il tuo bene più prezioso. CE L’HO (anche se non la metto sempre in pratica). Quando siamo giovani non ci pensiamo ma meglio cominciare presto per non pentirsene quando è troppo tardi. Me la ricordo bene mia nonna che minacciava cistiti dolorose per la mia mania di mettere magliette-pancia-scoperta quando avevo 16 anni!

5- Non ottieni sempre quello che vuoi. MI MANCA (lo ammetto). Forse non sempre quello che vogliamo e pianifichiamo è la cosa giusta per noi e quindi è anche una fortuna, ogni tanto, non ottenere quello che si voleva…ma che fastidio però!

6- Non tutto gira attorno a te. MI MANCA. Sono concentrata su di me per l’80% rispetto a quello che mi succede attorno. Area su cui lavorare! (Oddio, sto di nuovo buttando carne sul fuoco degli obiettivi)

7- Non c’è vergogna nel non conoscere. MI MANCA. Vorrei sapere tutto e imparare a fare tutto, l’eterna ricerca della perfezione.

8- L’amore non è solo un sentimento, è una scelta. CE L’HO. Batticuori e farfalle nella pancia sono solo l’inizio dell’amore (quello che Alberoni chiama Innamoramento): l’amore è una scelta che si fa tutti i giorni.

9- La prospettiva è una cosa meravigliosa. CE L’HO. Lavorare sui punti di vista, sui diversi aspetti della stessa questione; concentrarsi sul 20% che può risolvere l’80% di un problema.

10- Non dare tutto per scontato. CE L’HO/MI MANCA. Non ci sono al 100%, soprattutto perchè mentirei dopo aver ammesso che mi manca il punto 6. E’ vero che si apprezza ciò che si ha solo nel momento in cui si perde, oppure ci si accorge di quanto ci piaceva o ci faceva stare bene una cosa quando non l’abbiamo più, quindi meglio sgranare gli occhi sulle piccole cose che ci circondano e che le persone fanno per noi…perchè purtroppo l’amara verità, è che tutto potrebbe non esserci più domani (noi compresi).

Punteggio: 6/10.

Qui sotto c’è tutto lo spazio per mettere il vostro! (non fate quelli che non condividono)

 

 

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#sdbawards Follow Up: Il lavoro di social media manager

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Master online Social Media Marketing

L’SDBaward, l’evento organizzato da SQcuola di Blog a Parma in questo weekend del 19-21 aprile, si è appena concluso, ma cominciano già le riflessioni dovute ai numerosi spunti che sono arrivati dai docenti, dagli alunni e dalle aziende che, adottando un blogger, si sono aggiudicate un piano strategico di social media marketing tagliato su misura per loro.

Il tema attorno al quale si è sviluppato l’evento è quello del lavoro di social media manager e della regolamentazione e definizione di una professionalità in pieno divenire.

Se, da un lato, sembra che sia tutto nuovo in questo mondo, quello che è emerso,  in realtà, è che un social media manager non può prescindere dal conoscere le dinamiche del marketing tradizionale e, soprattutto, di quelle proprie della gestione aziendale.

Capita, infatti, che la visuale con cui chi lavora nel mondo del 2.0 (e 3.0 ormai) sia troppo concentrata sulle dinamiche dei social network, e finisca per non osservare con attenzione il quadro completo della realtà aziendale per il quale sta lavorando: gli obiettivi che un’azienda ha sono sempre e comunque legati alle vendite, che queste arrivino da un blog, da una migliore brand awarness o da contest lanciati su Facebook non importa, quello che conta è il guadagno. Giustamente. Eppure spesso noi neofiti del marketing online siamo, forse, troppo autoreferenziali, troppo concentrati ed entusiasti della realtà online nella quale sguazziamo, per accorgerci che il nostro interlocutore non sta capendo dove lo vogliamo portare.

La morale è che se la casalinga di Voghera capisce il vostro piano strategico, allora quasi sicuramente anche il management aziendale lo apprezzerà e finirà per firmare il vostro preventivo.

Siamo ancora delle figure indistinte nel panorama professionale, anche se qualcosa si sta muovendo per darci delle definizioni chiare, la maggior parte delle persone con cui parliamo quotidianamente pensano che il nostro non sia un vero e proprio lavoro. Ma la loro non è ignoranza o cattiveria, è che il 90% di loro è su Facebook per spiare gli amici (e i nemici).

Se, poi, cominciate ad elencare quello che effettivamente fate, dopo qualche minuto si sono già distratti e sono sul loro newsfeed a vedere cosa succede.

La realtà è che sta a noi: dobbiamo essere quella generazione che crea consapevolezza, che subisce le insoddisfazioni e le frustrazioni per quelli che verranno dopo di noi. Dobbiamo scendere dal piedistallo, parlare come mangiamo e pensare in “aziendalese”: gli obiettivi del cliente vengono prima del nostro entusiasmo e della nostra voglia di fare, fare e ancora fare.

Il mercato in questo momento ci dà la possibilità di provare e sbagliare, di aprire porte che danno su direzioni nuove e sconosciute.

Apriamo la casta, facciamoci conoscere, come piace a noi #facendolo.

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#SDBprogetto9 Ragionamenti notturni da listener

Il listening è una tecnica fondamentale del social media marketing, la fase dalla quale partire sempre prima di fare una consulenza o di proporre una strategia.

E’ la fase cosiddetta di ascolto, in cui dopo aver selezionato le parole chiave di interesse, si cercano le conversazioni degli utenti online, su forum, blog e social networks. Serve ad individuare le tematiche più calde, i luoghi in cui le persone ne parlano e anche con che linguaggio lo fanno, in modo da capire come porsi nei confronti del proprio pubblico una volta che si parte con la propria strategia.

Molto spesso, infatti, siamo così coinvolti personalmente nel nostro business da pensare con la nostra testa invece di cercare di capire come i nostri potenziali utenti lo percepiscono, lo cercano, lo chiedono.

Il listening è una prova di intelligente umiltà, ammettere che forse non sappiamo già tutto di quello di cui vogliamo parlare e che ci possono essere interessi diversi dal nostro su quella stessa tematica.

Un risvolto divertente di questa fase di ascolto è che si impara tantissimo, si scoprono cose che non si sapevano e si incontrano utenti divertenti, intelligenti, arguti, che poi si continuano a seguire nonostante tutto.

Non credete a quelli che vi propongo strategie preconfezionate, standard: una strategia social media deve partire da un’analisi fatta su di voi, sul vostro business, sul modo in cui, magari, vi state già muovendo online.

Per il master SQcuola di Blog stiamo seguendo in team un cliente che ci è stato affidato e, prima di proporre una strategia, abbiamo spulciato le conversazioni online sul brand, sui competitors, sul mercato di riferimento in genere, per poi spostarci ad analizzare attentamente i vari canali social del cliente: come scrive, quale linguaggio usa, come chiede e riceve interazione.

Partendo dalle best practices ormai note e, quasi, generalizzate, abbiamo spuntato uno ad uno i gradini delle checklist per vedere cosa va bene e cosa può essere migliorato.

E’ un lavoro lungo, attento, stancante, per questo vi dico attenti ai consulenti improvvisati, a quelli che vi danno le soluzioni certe a tutti i vostri dubbi: quello che daremo al nostro cliente è una serie di consigli tagliati su misura per lui, basati sugli obiettivi che ci ha detto essere i principali che vorrebbe raggiungere.

Una lista di indicazioni che non sono il Vangelo, che non sono la via sicura al successo, ma un modo più programmatico di usare i nuovi mezzi di comunicazione.

Nel social media marketing non c’è niente che funziona al 100%, perchè? Perchè parliamo di persone, parliamo con le persone e sono loro a decidere se quello che diciamo e il modo in cui lo diciamo gli interessa, in quel momento, su quel dispositivo che stanno utilizzando. E’ l’era del consumatore e questo vuol dire che dobbiamo avere pazienza e fiducia in quello che stiamo facendo, dobbiamo fare le cose fatte bene sempre, post dopo post, tweet dopo tweet: un buon personal branding è come Roma, non può essere costruito in un giorno.

 

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Seguire un project work #SDBprogetto9

Da febbraio sto seguendo un master in Social Media Marketing con SQcuola di Blog. E’ un master a distanza, quindi online, gratuito perchè sponsorizzato da aziende in cambio di un progetto strategico preparato ad hoc.

Dopo mesi di lezioni sui social network, la comunicazione aziendale, il web marketing persuasivo e tanti altri, noi blogger siamo stati affidati ad un vero project work e da oggi mi seguirete live nel viaggio che porta un social media manager a soddisfare le richieste del proprio cliente.

La fase uno è quella di organizzare il lavoro, vi potrà capitare di dover collaborare con persone che non sono fisicamente vicine a voi e, quindi, bisognerà adoperare al meglio gli strumenti che il web mette a disposizione: creare un gruppo chiuso su Facebook in cui confrontarsi su questioni che si presentano nel work in progress; condividere una cartella su Google Drive (oppure su Dropbox) in modo da potersi scambiare files senza doversi inondare di email (soluzione comoda anche quando bisogna aggiornare il cliente che così può accedere quando vuole al materiale che gli preparate); usare Skype per confrontarsi vis-a-vis (più o meno) e discutere strategie e dividersi i compiti.

In questo project work il cliente ha fornito un brief piuttosto dettagliato con la storia del brand, il percorso fatto finora e gli obiettivi primari del progetto, ma nella maggior parte dei casi questo non succede; la cosa fondamentale, quindi, è quella di capire quali sono gli obiettivi principali, perchè solo così potrete sviluppare il vostro piano di comunicazione. Chiedete al cliente quali sono i valori e le USP (unique selling propositions) del prodotto/brand di riferimento, quali gli obiettivi che vuole raggiungere attraverso i social media: ricordate che siete voi a doverlo guidare nella individuazione di traguardi concreti e misurabili!

#SDBprogetto9 (potete seguirlo anche su Twitter con questo hashtag) al momento è nella prima fase: individuazione e divisione dei compiti nel team, lettura e comprensione del brief del cliente.

La seconda fase sarà quella di listening, che è il primo, imprescindibile, passo per un piano strategico professionale e basato sui dati statistici e non sulle impressioni personali: non conta quello che pensiamo noi, ma quello che dice la gente. L’utente di riferimento può avere dubbi e difficoltà che noi non abbiamo, ma che devono essere risolti e soddisfatti da quello che proporremo al cliente.

La fase di ascolto è importante per comprendere il nostro pubblico di riferimento: cosa dicono? Dove ne parlano? In che termini e con quale linguaggio?

Nel prossimo post vedremo come si procede con un’analisi di listening e quali sono le richieste del cliente.

Pronti a partire?!

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Le armi della persuasione: dal 1995 siamo sempre gli stessi boccaloni?

La copertina del libro

La copertina del libro

Era il 1995 quando è uscito per la prima volta Le Armi della Persuasione, il libro sulle tecniche di vendita persuasiva del docente di psicologia e ricercatore Robert Cialdini.

Io l’ho letto la prima volta nel 2001, e l’ho ripreso in mano ora, dopo più di 10 anni, con una carriera diversa da allora (ero venditrice ora sono community manager) e tante esperienze nel mezzo…e l’ho trovato ancora attuale e perfettamente calzante.

Per chi non l’ha letto ecco una spiegazione molto pragmatica di questo trattato sulla comunicazione persuasiva e, soprattutto, sui comportamenti sociali inconsci a cui siamo continuamente sottoposti.

Robert Cialdini, colpito dal fatto che ogni tanto comprava allegramente cose che non gli servivano, ha deciso di cominciare a studiare quando e perchè questo avveniva e, soprattutto, COSA FACEVA IL VENDITORE PER CONVINCERLO AD ACQUISTARE?

La cosa interessante è che, nonostante porti numerosi esempi di varie ricerche universitarie, Cialdini prova in prima persona ad entrare nel personaggio, seguendo dei corsi di formazione tenuti da varie aziende ai suoi venditori.

Quello che ne viene fuori sono 6 LEGGI DELLA PERSUASIONE che fanno leva su risposte psicologiche automatiche del consumatore, portandolo all’acquisto.

Io ho fatto più di un corso di formazione interno in agenzie di marketing o aziende di formazione e vi assicuro che, da “come risolvere le obiezioni” a come salutare, sorridere, stringere la mano, suonare un campanello, le ho fatte tutte e quindi oggi più che mai, questo libro mi sa da deja vù!

Le leggi di Cialdini a modo mio:

1. Reciprocità: se la Cesira va al mercato e una dolce signorina le fa assaggiare un quadratino di mortadella decantandone la fragranza e la sua essenza contandina…state certi che se ne andrà con una confezione nella sporta. Certo, le è piaciuta, ma la sua coscienza sociale non le avrebbe mai permesso di mangiare quel bocconcino GRATIS e poi andarsene: sarebbe stato come accettare un favore e non fare nulla in cambio. E’ la stessa regola per cui se do prima di chiedere, l’utente si sentirà in dovere di ricambiare. Quindi pubblico un ebook gratuito e loro saranno contenti di darmi l’indirizzo email oppure di condividere il contenuto sui loro canali social!

2. Impegno e coerenza: nessuno di noi vuole essere considerato un voltagabbana, uno che se ne va dove tira il vento e quindi, per questa seconda regola, un acquirente, anche se non più convinto dalla sua scelta, porterà avanti il processo per non passare per quello che cambia idea. Pur di non fare la figura di quelli che decidono con leggerezza o che si fanno abbindolare, difenderemo la nostra posizione con forza e continueremo a comportarci coerentemente con la direzione scelta. Il soddisfatti o rimborsati, l’iscrizione ad una newsletter, il defollow da una pagina: sono dinamiche in cui la legge dell’Impegno e coerenza entra in atto, preferiamo continuare a pensare che quella fonte è interessante e attendibile piuttosto di ammettere che abbiamo cliccato con leggerezza.

Sempre per questa regola, tutti i nostri sforzi comunicativi devono essere coerenti: il pubblico non accetta che si diano informazioni contrastanti perchè finirà per togliervi la fiducia.

3. Riprova sociale: facciamo quello che fanno gli altri, perchè è rassicurante e perchè è meno faticoso. Quest’arma è usata tantissimo e ovunque: abbiamo lavorato per, leggi le recensioni di chi l’ha già provato, anche lei sicuramente come tutti ci darà una mano, ecc. E’ vero che il numero di fans su una pagina non è indice che funzioni, ma sicuramente ci serve per attirare nuovi fan.

4. Simpatia: inutile nasconderlo, preferiamo fare affari con chi ci piace e ci sta simpatico…e se è bello ancora meglio! Parlano le statistiche, non ci posso fare niente.Però questo ci può essere utile per pensare bene al nostro pubblico, capire cosa gli piace e cosa lo fa stare bene.

5. Autorità: cosa vi siete sentiti dire più di una volta parlando di Personal Branding? Scrivete contenuti di valore su riviste di settore, partecipate a forum specializzati, create contenuti di valore e date assistenza; questo aumenterà la considerazione del pubblico nei vostri confronti, in modo che vi consideri un esperto in quello per cui vi proponete. Un consiglio in più? Aggiungete i loghi delle varie certificazioni se ne avete o degli antivirus che proteggono il vostro sito di ecommerce se lo avete.

6. Scarsità: questo è quello in cui siete caduti più spesso, ci scommetto! Siete ai saldi, il paio di scarpe che volevate costa comunque ancora molto e non siete decisi del tutto. La commessa vi guarda e con aria candida vi dice: “pensaci pure, però ti avverto che è l’ultimo 38 che ho”. Questo come anche tanti altri esempi, fanno leva sulla legge della scarsità: meno ce ne sono, meno possibilità abbiamo di accaparrarci il pezzo, l’offerta, il prezzo, a camera e chi più ne ha più ne metta.

Groupon ha fatto di queste regole un capolavoro di diabolica perfezione, provate a trovare le leggi nei loro annunci!!

Leggi anche http://blog.tagliaerbe.com/2012/12/persuasione-robert-cialdini.html

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4 Modi di usare #Pinterest per aumentare la propria visibilità nei motori di ricerca

See on Scoop.itBusiness matters

It’s no secret that companies are using Pinterest for marketing purposes and doing so successfully. Pinterest is a great tool for raising brand awareness, driving traffic back to your website and increasing sales.

This post isn’t your traditional post about how to use Pinterest for marketing. Instead it will show you 4 ways that Pinterest can help you find link building opportunities. This will assist you in optimizing your website or blog for search engines.

So how does link building  help you rank higher in Google or Bing when people put in the key words or phrases that they would use to find your products and services?

anna tagliapietra‘s insight:

Pinterest è una delle scoperte più recenti nel panorama dei social media marketers, ma sta già dando buonissimi risultati soprattutto in termini di inbound marketing.

Jeff Bullas in questo articolo ci presenta 4 modi di usare Pinterest per alzare la visibilità nei motori di ricerca.

Due di questi punti mi hanno più incuriosita; il primo è quello che elenca i modi per trovare buoni partner per il guest blogging, opzione in Italia poco sfruttata, ma assolutamente efficace per il link building e per aumentare la vostra reputazione online. Guardando nelle categorie che vi appartengono, potete trovare pins che parlano del vostro argomento e controllare sia l’autore che il sito di origine per scoprire se ci sono opportunità di guesting.

L’altro punto è lo studio dei nostri competitor: mettendo il loro dominio nel search tool di Pinterest, possiamo vedere sia cosa postano loro sia chi li segue, li re-pinna, li apprezza e quindi trovare gli influencers di riferimento nel settore che ci interessa.

Jeff Bullas ci dà altri spunti e dritte nell’articolo e mi piacerebbe sapere se qualcuno di voi sta usando Pinterest per il proprio business e con che metodologia.

Buona lettura!

See on www.jeffbullas.com

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Aumentano gli investimenti online per le agenzie di marketing

Il mondo social e digitale in generale, raccoglieranno ancora più investimenti per le divisioni marketing nel 2013. La comunicazione aziendale strizza l’occhio alla community e dedica risorse sia nella formazione di personale specializzato che nella realizzazione di progetti e strategie online integrate.

Voi che realtà vivete? Nella vostra azienda questo cambiamento è già in atto o Facebook resta una url bloccata nel vostro pc aziendale?

CLICCA SUL LINK PER L’ARTICOLO DI OGGI SU EVENTREPORT

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febbraio 4, 2013 · 10:57 am

Le nuove regole del SEO 2013: pensa a quello che il tuo prodotto o servizio risolve

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Measuring SEO success by your ranking position for your favorite keywords means falling behind the curve.

anna tagliapietra‘s insight:

Blocco dello scrittore sul web? Uno dei consigli che ci dà Carlo Mazzocco attraverso questa content curation è quello di pensare a quali problemi il nostro business risolve per il target a cui facciamo riferimento.

Ci sembra di non avere argomenti? Ricordiamo sempre che ciò che di meglio possiamo fare non è pubblicizzare le nostre capacità e caratteristiche, ma pensare a quello che il nostro prodotto o servizio può fare per coloro che a cui lo indirizziamo!

Buona lettura e buon weekend

See on www.inc.com

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[HOW TO] 7 Consigli per una landing page efficace

See on Scoop.itBusiness matters

Acquisire nuovi clienti: ecco come realizzare le landing page, pagine che hanno il preciso obiettivo di acquisire i contatti di potenziali clienti.

anna tagliapietra‘s insight:

7 consigli davvero chiari ed utili per creare una landing page efficace e userò friendly.

Quando create un’offerta o un evento, creare una landing page specifica vi permette di raccogliere dati, iscrizioni, informazioni, in modo rapido ed efficace, permettendo allo stesso tempo al vostro utente di trovare le informazioni che cerca direttamente nella pagina.

Ricordatevi di avere uno scopo ben preciso e datevi la possibilità di sperimentare qualche soluzione per verificare quella più fruttuosa.

Buona lettura!

See on www.dolphinsrl.com

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